Intelletto e fascismo: istruzioni per l’uso

Se accendiamo la radio e la sintonizziamo su una frequenza qualsiasi, la musica che ne esce ci sembrerà normale. Orribile magari, oppure noiosa, appassionante, commovente persino, o commerciale, difficile, già sentita, intelligente, brutta… Poco importa. Nei suoni non avvertiamo nulla di sbagliato, la melodia è riconoscibile e gli accordi sono al loro posto. Le nostre orecchie (e il cervello che le controlla) percepiscono certi suoni come armoniosi, “naturali” nella musica, e altri al contrario come stridenti, sbagliati, innaturali. Il miracolo di questa armonia prestabilita tra la musica e le nostre percezioni si chiama tonalità.
Forse è una buona cosa, forse no. Di certo ha una sua lunga storia. Il Clavicembalo ben temperato, che tutti conoscono almeno di nome, ha un brano basato su ognuna delle tonalità delle quali Bach disponeva quando lo compose, in totale ventiquattro pezzi.
Non siamo tutti musicisti, ma antifascisti sì (o almeno dovremmo), per cui vale la pena di insistere ancora un poco. Le tonalità sono fatte, e si possono riconoscere, perché altro non sono che un gruppo di note, raccolte in base a certe norme, tra le quali il musicista può scegliere per comporre, ma non al di fuori, se non vuole che la sua musica strida alle nostre orecchie. È così possibile parlare di tonalità di Do maggiore, re minore, Mi bemolle maggiore, e via dicendo, una tonalità per ogni nota della scala. Tutte le tonalità sono però temperate (cioè costruite per bene) su un unico modello, che è quello del Do maggiore, i tasti bianchi di un pianoforte per intenderci.
Ora, se prendete un’idiota e gli chiedete di sedersi a un pianoforte e suonare una canzone pestando a caso solo sui tasti bianchi, ne verrà fuori una cosa disgustosa, o quanto meno senza senso ma, e questo è l’interessante, riconoscibile da ogni musicista come tonalità di Do maggiore.
Ecco, il fascismo è così: disgustoso e senza senso, ma gli intellettuali dovrebbero però essere in grado di riconoscerlo anche nella confusione e afferrare lo schema che lo sorregge, la sua tonalità dominante.
E scrivere altra musica, va da sé.

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