Desideri e bisogni

Se due uomini si scambiano qualcosa – scriveva Carlo Marx un secolo e mezzo fa – bisogna che queste due cose si rassomiglino abbastanza da poter essere valutate l’una rispetto all’altra (“La mia pecora vale il doppio delle tue scarpe, ma se mi dai una mano tutto domani e il giorno dopo anche a tosare l’intero gregge allora siamo pari”), e al contempo che siano abbastanza diverse perché abbia senso scambiarle (“D’accordo, faremo come dici tu. Mica posso fare il latte con le scarpe o mangiarmi gli agnellini di due giornate di lavoro!”). Così almeno pensando al lavoro, al commercio e al modo in cui ci si procurava di che vivere (e le comodità e i piaceri ai quali da sempre l’essere umano tende) ai suoi tempi. È un concetto interessante. Quando si firma un contratto di lavoro, il tempo e la fatica che il lavoratore mette a disposizione e i soldi che gli vengono dati in cambio sono commensurabili, due merci il cui valore dipende da quel che è necessario a produrle. Ma al contempo lavoro e salario sono anche diversi, abbastanza diversi perché l’uno compri salario vendendo lavoro e l’altro compri lavoro dando in cambio salario. Che cosa poi ognuno di quel che si è procurato in questo modo – scriveva sempre Carlo Marx – sono fatti suoi. E tuttavia questo scambio ha anche un valore simbolico (per dirla con una parola che solo quindici anni fa andava molto di moda nelle aule universitarie), cioè significa e comporta più che un reciproco vantaggio. Chi vende il suo tempo sotto forma di lavoro, lo fa perché costretto, ha bisogno dei soldi che gli vengono dati in cambio per soddisfare le sue necessità: un tetto, mangiare, vestirsi. Invece chi compra il suo lavoro desidera metterlo a frutto nella sua fabbrica, ufficio o agenzia di commercio, usa il tempo di lavoro acquistato e lo consuma per produrre ricchezza. Ridurre la schiavitù del bisogno e mettere a disposizione del maggior numero possibile di donne e uomini la facoltà del desiderio, sarebbe un buon programma politico. E muterebbe di segno – va quasi da sé – anche il valore della parola ‘bisogno’ e della parola ‘desiderio’.

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